Ogni anno, d'estate, la sottosezione CAI di Gazzaniga propone nel calendario di alpinismo una gita impegnativa e di prestigio. Quest'anno la scelta è caduta sul Dom de Mishabel, la più alta montagna in territorio Svizzero che con i suoi 4545m è la quarta delle Alpi. Sabato 20, partiamo in 12 persone con destinazione Randa, vicino a Zermatt nel cantone Vallese. Parcheggiamo nella struttura sotterranea costruita con intelligenza e rispettosa della montagna, per non compromettere la caratteristica del luogo. Con i nostri pesanti zaini ci incamminiamo per la Domhutte (capanna-rifugio posta a 2950 m sulle Alpi Pennine) su sentiero ripido e faticoso ma diretto e in 3 ore raggiungiamo la capanna, bella, accogliente e recentemente ristrutturata proprio ai piedi del ghiacciaio. Il panorama che si gode da questa posizione è entusiasmante, cime oltre i 4000 come il Weisshorn con le sue creste eleganti e impegnative e il Cervino, visto da una angolazione per noi insolita, ma che nascosto parzialmente da una nuvola incute ancora maggiore timore e rispetto. Al cospetto di queste vette io, donna, mi sento "piccola" e vengo assalita da dubbi sulla mia capacità tecnica e sull'allenamento in quota, sensazioni ampiamente superate dalla mia sfrenata passione per la montagna. Alla sera cena alla "tedesca" ma stuzzicante che ci assicura energie per la salita di domani e, dopo aver preparato la zaino, ci corichiamo; la sveglia suonerà alle 2 e un quarto. Mentre consumiamo la cene scorgiamo dalle finestre camosci che frugano nella pietraia della morena in cerca di erba e muschio, la stessa morena che noi risaliremo domani mattina presto per raggiungere i Festiglatcher. L'umore è buono nonostante non si vedano stelle in cielo, e dopo colazione partiamo al buio con il cielo coperto da nuvole. Con l'aiuto della luce dei frontalini raggiungiamo faticosamente il passo Festijoch a 3700m da dove parte la cresta NW Festigrad, itinerario sapientemente scelto dai capigita che con un percorso gradevole e appagante, ma spesso ghiacciato e con buchi nella cresta che ci obbligano alla massima attenzione. Il panorama è splendido e immenso e non tralasceremo soste per fotografare questi angoli di paradiso. Vediamo le cordate che salgono dalla via normale e anche loro come noi sprofondano nella neve fresca caduta nel giorni scorsi sopra quota 4000. Il cielo si è rasserenato, la vetta è vicina e dentro di me cresce la gioia di avercela fatta, nonostante i dubbi che avevo all'inizio. Dopo 6 ore e 30 dalla partenza, tutte le cordate sono in vetta e scattiamo le dovute foto ricordo incluse quelle della croce dove si apprezza un artistico Cristo antropomorfo. Intanto godiamo del panorama su tutto il Mishabel e dopo esserci scambiati i complimenti e festeggiato commossi il 40° quattromila di Giorgio scendiamo lungo la via normale. Sotto un sole cocente, passiamo in prossimità delle pareti della LenzSpitze e del Nadelhorn, salito l'anno scorso. Il ritorno al rifugioè lungo e noioso anche se passiamo vicino a seracchi incombenti che ci accompagnano fino all'incrocio con la via di salita. Stanchi ma contenti arriviamo alla Domhutte dove cambiamo "assetto" riponendo negli zaini la pesante attrezzatura. Spavaldamente mi offro anche di portare la corda in discesa, scaricando dal suo peso chi l'aveva portata in salita. Ben presto mi rendo conto di essermi sopravalutata ma non voglio tirarmi indietro e così... povere spalle! Finalmente alle 16.30 raggiungiamo le auto, la stanchezza si fa sentire, siano svegli dalle 2 del mattino, abbiamo percorso 1600m di dislivello in salita sopra quota 4000, e 3200m in discesa, oltre ai 1600 di ieri. Rientriamo a casa.
Maria Grazia Verzeroli |
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